Bruxelles, 12 aprile 2017
#EUSolidarityCorps – #EVS – #Juncker – #afsai
In queste poche righe non racconterò cosa sia lo European Solidarity Corps – né desidero riportare nel dettaglio ciò che si è discusso durante il Forum, tutte queste informazioni sono o saranno disponibili sul web. Voglio però condividere la mia percezione e le mie impressioni maturate durante il meeting.
I lavori del Forum, gestiti dai dirigenti della DG Education & Culture, si sono svolti rispettando tempi e dinamiche. Alcuni spunti interessanti sono emersi ma al tempo stesso ho percepito alcune incongruenze o meglio discrasie proprio sulla interpretazione della base concettuale che questa iniziativa sembra perseguire.
Il Forum si è svolto in tre fasi: la prima introduttiva con diversi interventi, la seconda con gruppi di lavoro tematici e la terza più politica con il Presidente del Parlamento Europeo Tajani, il Presidente della Commissione Juncker ed il Presidente dello European Economic and Social Committee, Georges Dassis.
Nella sostanza lo European Solidarity Corps appare un’idea decisamente calata dall’alto. Una creazione ed ideazione di Jean-Claude #Juncker lanciata ufficialmente nel dicembre del 2016 e che in pochi mesi si sta collocando al centro delle attenzioni della Commissione Europea.
Questa iniziativa già incontra forti resistenze da parte delle organizzazioni della società civile legate ai programmi comunitari in favore della mobilità giovanile come l’Erasmus+ e rischia di incontrare resistenze anche da parte degli operatori istituzionali che operano all’interno delle diverse DG e delle stesse Agenzie nazionali.
Reazioni comprensibili se pensiamo che le ONG hanno in questi anni acquisito conoscenze, partenariati ed esperienza nell’ambito del programma SVE mentre le istituzioni hanno consolidato, nel corso di tutti questi anni, la struttura dei programmi quadro che conosciamo.
L’obbiettivo della Commissione per il Forum era quello di ricevere suggerimenti da parte degli “stakeholders” su come questo ESC dovrebbe essere strutturato. Complice l’eterogeneità della platea del Forum (ONG, Agenzie ed Autorità nazionali, ex e potenziali volontari, commissione Europea ed altro) ma soprattutto la scarsità di informazioni sull’iniziativa ha reso “un po’” difficile esprimere suggerimenti che avessero un vero senso compiuto.
Tutti gli interventi hanno espresso una personale visione della nuova iniziativa e non si può dire si sia andati al di là di un grande brainstorming.
Ciò che sicuramente è apparso chiaro è che le ONG, almeno quelle attive nell’ambito dello SVE, spingono per mantenere invariato l’esistente, cercando di schivare interferenze sugli equilibri che si sono creati.
Le parti istituzionali, Agenzie e DG, cercano di capitalizzare il lavoro svolto fino a questo momento e immaginano un ESC necessariamente in continuità con i programmi in vigore in questo momento. Cioè non intendono stravolgere la struttura quelle iniziative che sono frutto di una evoluzione partita negli anni 90.
Tuttavia, gli interventi conclusivi, sia di Tajani sia di Juncker, sono sembrati vertere su argomentazioni e principi che sono marginalmente considerati nelle base legali degli attuali programmi della DG EAC. I due Presidenti hanno spinto molto sul concetto di “condivisione” e “solidarietà” che devono diventare un motore ed una spinta sociale alla costruzione di una identità europea più consapevole. In questo ambito lo European Solidarity Corps diventa uno strumento fondamentale per creare una coscienza europea più incline alla condivisione e quindi all’accoglienza. Questo processo favorirà in maniera più incisiva la consapevolezza di un “popolo europeo”.
Il Servizio Volontario Europeo, che sembra essere la sezione dell’Erasmus+ più vicina al concetto dell’ESC, però rientra in una tipologia di programmi di educazione personale attraverso l’apprendimento non formale. Per cui l’azione sociale di solidarietà è solo marginale ed è uno strumento finalizzando al compimento di un processo educativo.
Se questa mia sensazione fosse corrispondente al vero forse ci troviamo difronte ad un problema. In fondo Juncker è il primo Presidente di Commissione eletto (e non solo approvato) dal Parlamento Europeo su proposta del Consiglio dei Ministri. Egli, dunque, appartiene più alla sfera politica che a quella tecnocratica. Questo elemento potrebbe creare un cortocircuito interno che rischia di generare un ibrido dagli scarsi effetti e con impatto minimale sulla società civile europea.
È dunque necessario vigilare su questo aspetto per trovare le giuste mediazioni e fare in modo che una buona idea non si trasformi in un fallimento.
Non mi stupirei se la nuova generazione di programmi nell’ambito dell’Erasmus+ possa essere sostituita od inglobata in qualcosa di più grande, clicca il tasto ESC per saperlo :-).[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]