Dalla Città Eterna alle terre rosse desertiche dell’Arizona: è la storia di Caterina, studentessa romana partita per il programma Scuola all’Estero: Stati Uniti.
Ciao Caterina, raccontaci un po’ della tua esperienza scolastica all’estero. Cosa ti ha spinto a fare questa esperienza?
Per me è importante conoscere le altre culture e tutto ciò che è “diverso” da noi perché apre la mente. Adoro gli Stati Uniti, in più mio fratello è stato in America un po’ di tempo prima e mi ha incuriosito tanto da voler provare l’esperienza sulla mia pelle.
Il programma “Scuola all’estero: Stati Uniti” prevede un collocamento su tutto il territorio statunitense. Dove hai vissuto? Com’era la vita insieme alla tua host family?
Vivevo in Arizona, in una piccolissima cittadina vicino alla capitale Phoenix, Maricopa. La città, in mezzo al deserto, era nuovissima perché nata davvero da poco. Quando sono arrivata hanno inaugurato ben due fast food! La mia host family era composta dalla mia host mum, il mio host dad e un figlio piccolo di 6 anni. In generale gli americani, per cultura, danno tanto valore all’accoglienza e loro erano gentilissimi con me! Ci ho messo un po’ ad ambientarmi ma dopo i primi 2 – 3 mesi mi sentivo già più a mio agio. Spesso passavo del tempo con loro, parlavo soprattutto con la mia host mum, una chiacchierona appassionata di gossip! Quando poi sentivo il bisogno di stare da sola nella mia camera rispettavano i miei spazi ed è una cosa che ho apprezzato tanto.
In questo programma è prevista la frequenza di scuole pubbliche entrando a stretto contatto con la realtà locale. Cosa mi dici della scuola americana? Com’è stato il primo impatto?
Gli americani sono diversi dagli italiani, l’approccio può sembrare più freddo rispetto al modo di fare italiano. Ci vuole pazienza. Un buon metodo per fare amicizia è frequentare i luoghi che frequentano gli americani: iscriversi ad un club o praticare uno sport. Per quanto riguarda la scuola, negli Stati Uniti è molto diversa: la giornata scolastica dura 7 ore, con frequenza di materie obbligatorie e a scelta. Io frequentavo cinema, teatro… Ho anche recitato, ballato e cantato in un musical! E’ stata un’esperienza bellissima e davvero divertente, mai avrei pensato di poter cantare, tantomeno di riuscire a ballare!
Cosa ti ha stupito di più della vita in Arizona?
I paesaggi meravigliosi che hanno accompagnato i nostri campeggi all’esplorazione dell’Arizona con il camper della mia host family; il clima, incredibile come si passasse dal freddo gelido al caldo afoso dal nord al sud, sfiorando i 30° – 410°. Mi ha stupito anche il modo di vivere degli americani all’insegna dell’ “eccesso”, per cui tutto mi sembrava più grande rispetto al normale: le macchine piccole non esistono, le case sono immense, esattamente come nei film, con scale, piscine, saloni grandissimi.
Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato e come hai fatto a superarle?
La differenza di mentalità a cui dovermi abituare, l’ambiente così diverso e particolare che mi circondava, l’attenzione che dovevo prestare al cibo date le diverse abitudini alimentari degli americani. In realtà tutto dipende dal proprio carattere e dal modo in cui si affrontano situazioni diverse dall’abitudine. In occasione della mia esperienza all’estero ho aperto un canale YouTube in cui poter raccontare le mie giornate e confrontarmi con i giovani come me interessati a questo tipo di esperienze. E’ stato bello poter condividere tutto online e, soprattutto, riguardarmi al ritorno!
Cosa porti con te della tua vita in Arizona?
Una crescita interiore enorme che oggi mi fa affrontare le cose in modo diverso e più maturo; una mente molto più aperta verso le altre persone e le altre culture. Ho imparato a cavarmela da sola e ho capito che la cosa più importante è la mia persona e che, focalizzando l’attenzione sulle proprie capacità, si può fare molto più di quanto si crede possibile.
Siamo arrivati alla fine di questa intervista. Per concludere, cosa ti senti di consigliare a chi vorrebbe vivere la tua stessa esperienza?
Partire dal presupposto di dover fare affidamento su se stessi e non più su chi si lascia in Italia perché è questo l’unico modo per crescere davvero e ricavare il meglio da questa esperienza. Poi ci vuole una mente aperta perché ci si immerge in un altro mondo, con altre usanze e altre regole, e che bisogna essere pronti a rispettare.
Una sera, uscita con alcuni amici, sono rientrata 10 minuti dopo il coprifuoco e la mia host family mi ha subito ripreso per il mio comportamento sbagliato. Mi sono giustificata dicendo che in Italia è normale, che l’orario scelto per il coprifuoco per noi in Italia in realtà presto”, ma… la scusa non è servita. Inutile dire che, dopo quel momento, ho rispettato sempre il coprifuoco!
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